Territorio
Le case che si accatastano l’un l’altra, lungo le vie, hanno forme che si son fatte negli anni. Come storie vecchie di secoli, che nella narrazione si allungano e s’accorciano, ma lasciano sempre nomi e fatti nella nicchia della rievocazione; le strade hanno cambiato spigoli e gradini, lasciando nella memoria granitica i simboli che segnano il posto. Le botteghe, gli angoli, guardiani senz’arme del borgo, hanno un nome e una storia identificata. Ora riaprono i battenti, portando dentro di se’ una nuova linfa, fatta da artigiani , da artisti e dai ragazzi, che freschi di accademia in “costruzione robusta” carichi del sapere dei libri, giungono a Bienno per confrontarsi con i simboli e gli “spigoli” dei maestri, che han fatto Bienno grande nel mondo dell’artigianato e dell’arte.
Bienno sa “di conoscenza”, e sa che prima di caricarsi sulle spalle la parola magica di artista, che va di conserta con la parola Maestro, magister, maihster, ti deve mettere alla prova.
Saper fare una cosa, anche bella, non significa conoscere le persone o il luogo in cui agisci. E’ il posto che ti bolla nella crescita , che ti fa conoscere i suoi
” simboli “, termini di conoscenza per diventare un maihster.
Qui i maestri sono di casa, hanno fatto Bienno, vuoi come fabbri, vuoi come scalpellini, o falegnami, o cardatori della lana, e hanno preteso, a loro volta per le loro case pubbliche e private, il Pietro Giovanni da Cemmo, il Romanino, I Fiammenghini, il Lucchese, il Pittoni, e non ultima Franca Ghitti.
Bienno offre se stessa ai giovani e agli artisti del borgo e pretende che diventino, con il lavoro, dei maestri. Questa gioventù, che “annusa” l’aria del borgo per la prima volta ne subisce il fascino maliardo, e subito si immerge, per assorbire tutto quanto sia possibile da contaminare con il sapere dei libri, e per innamorarsi di un posto, fatto di conci pregiati , ma soprattutto carico di conoscenza incistata nei suoi abitanti.
Nasce da tutto questo la nostra associazione: “Borgo degli artisti”, con la volontà di contaminarci a vicenda.
Il paese ha se stesso come vetrina sul mondo, i giovani, gli artigiani e gli artisti, che hanno fame di conoscenza e voglia di crescere, hanno il ” dovere” di specchiarsi nel borgo, hanno il “dovere” di darsi il buongiorno al mattino,” devono ” avere il piacere della buona armonia.
Giacomo Scalvini